I testi antichi che sono pervenuti sino ai nostri tempi, quelli storiografici, i miti e persino i libri sacri, hanno sempre rappresentato un’utilissima fonte di conoscenza per gli studiosi di ogni sorta, poiché ci hanno aiutato a comprendere meglio il modo in cui l’uomo era solito approcciarsi alla vita e all’ambiente circostante.
Anche le Sacre Scritture non fanno differenza e, nel tempo, sono state studiate e analizzate anche da punti di vista diversi rispetto a quelli teologici e filosofici.
Per i botanici, ad esempio, la Bibbia e il Vangelo hanno costituito un prezioso compendio sugli usi nell’antichità di piante e fiori, oltre che sulla loro simbologia. Per questo possono essere considerati, in un certo senso, dei veri e propri erbari.
Scopriamo insieme alcune delle piante menzionate nel Nuovo Testamento, piante largamente utilizzate per le loro proprietà medicali, per la loro simbologia mistica o menzionate dallo stesso Gesù per spiegare il suo messaggio evangelico in modo semplice e chiaro.
LA SENAPE
A che cosa è simile il regno di Dio, a che cosa lo rassomiglierò? È simile ad un granellino di senape che l’uomo ha preso e gettato nell’orto; poi è cresciuto ed è diventato un arbusto
(Lc 13, 18-19)
Per Senape, intendiamo alcune specie di piante erbacee appartenenti alla famiglia delle Brassicacee o Crocifere, conosciute in Europa sin dall’antica Grecia.
Nel Nuovo Testamento, il seme di questa pianta è utilizzato frequentemente come termine di paragone dai sinottici per illustrare diversi concetti teologici ma anche come vera e propria unità di misura.
Gesù, per spiegare questioni religiose legate alla figura di Dio, prende spesso come spunto l’esperienza agraria ben nota ai più in quei tempi.
In questo caso specifico, il Regno di Dio paragonato al chicco di Senape mette in evidenza il contrasto tra la piccolezza del chicco e la grandezza della pianta matura, perché Dio riesce a creare cose meravigliose attraverso strumenti e materiali umili.
Oggi i semi oleosi della senape sono utilizzati specialmente a scopo alimentare, in quanto non sono molto calorici ma hanno un buon apporto di vitamine di varia natura, tra cui vitamine del gruppo B, vitamina C, E e K.
MIRRA E ALOE
Vi andò anche Nicodemo – quello che in precedenza era andato da lui di notte- e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e aloe (Giovanni 19, 39).
In questo passaggio del Vangelo di Giovanni, il discepolo Nicodemo porta alla tomba di Gesù un gran quantitativo di unguento per l’unzione del corpo di Cristo.
La Mirra è una gommaresina aromatica estratta da un arbusto o da un albero del genere Commiphora.
Utilizzata sin dai tempi antichissimi, aveva un uso analogo all’incenso.
Nella Bibbia è uno dei principali componenti dell’olio santo per le unzioni, ma anche un profumo, citato ben sette volte nel Cantico dei Cantici.
Nel Vangelo secondo Matteo è uno dei doni portati dai magi al bambino Gesù, e in quello di Marco (15:23) era stata mescolata a vino ed offerta a Cristo prima della crocifissione.
Secondo la tradizione la mirra simboleggia l’unzione di Cristo, o l’espiazione dei peccati tramite la sofferenza e la morte corporale.
Anche oggi la mirra è utilizzata per la sua ottima profumazione, ma anche come rimedio carminativo ed espettorante, e impiegata per favorire l’appetito e per contrastare le infezioni intestinali.
L’Aloe è considerata una pianta prodigiosa da millenni, grazie alla sua azione cicatrizzante, lenitiva e antinfiammatoria.
Dalle sue foglie si estrae un succo che, concentrato al sole, diventa una massa solida di aspetto vetroso, utilizzato come rimedio fitoterapico anche per gli animali.
Nicodemo la portò per profumare il lenzuolo di Gesù, probabilmente con l’intento di imbalsamarne il corpo così come era costume in quei tempi.
GIGLIO BIANCO
Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro (Luca 12, 27)
Di origine incerta, il giglio bianco era simbolo di bellezza, di fertilità e prosperità sin da tempi antichissimi, poi simbolo di purezza spirituale, santità, e resurrezione per i cristiani.
La bellezza del fiore ha colpito nel tempo sia i naturalisti che i molti artisti che l’hanno raffigurato nell’arte a cominciare dal Tempio di Salomone.
Nella Bibbia il giglio è citato più volte come simbolo e speranza di liberazione del popolo Israelita. Osea (14, 6- 7) invita alla conversione, profetizzando la salvezza di Israele da parte del suo Dio:
“Sarò come rugiada per Israele: fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano, si spanderanno i suoi germogli e avrà la bellezza dell’olivo e la fragranza del Libano”
Secondo la Bibbia, il giglio di Pasqua cresceva nel giardino del Getsemani, dove Giuda aveva tradito Gesù e, secondo la leggenda il giglio bianco, spuntò nel punto dove caddero le lacrime e il sudore di Gesù negli ultimi istanti della sua vita.
Oggi vengono utilizzati i bulbi di questo fiore per le sue proprietà diuretiche, ma anche per le proprietà lenitive, rinfrescanti e idratanti per la cute.
CARRUBO
Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gliene dava, (Luca 15, 16).
Citato solo nel Nuovo Testamento e non nel Vecchio, il carrubo è un albero nativo di Israele, importante componente della sua vegetazione e presente in molte associazioni arboree delle pianure costiere e sulle colline della Galilea e della Samaria.
Luca sottolinea come le carrube fossero usate per l’alimentazione umana e animale (anche oggi entrano nella composizione di molti mangimi)
Ma, in realtà, si tratta di una pianta largamente utilizzata anche in medicina per i semi con cui si producono le farine ricche di addensanti ed emulsionanti, impiegate in campo farmaceutico ed alimentare.
I semi, molto duri e omogenei per dimensioni e peso, sono stati usati a lungo come unità di peso. Un tempo molto diffuso sia allo stato spontaneo sia in coltura, il carrubo ha subito col tempo un notevole declino.
CONCLUSIONI
Queste sono solo alcune delle tantissime piante del Vangelo che ci aiutano a comprendere quanto il mondo naturale, maggiormente legato ai cicli di vita degli uomini, non soltanto fosse fonte di approvvigionamento, ma anche uno strumento per spiegare in modo semplice e facile questioni teologiche e filosofiche ai tanti fedeli, a partire dal Medio Oriente sino ad arrivare in Europa: studiare i significati nascosti del mondo botanico ci fa capire qualcosa in più anche della nostra cultura.